Windsorpedia

windsor_pointing

La giungla dei termini finanziari ti spaventa? Nessun problema, qui su Windsorpedia trovi tutte le informazioni che ti servono spiegate in modo semplice.

Buona lettura!

Windsor
windsor_front

La giungla dei termini finanziari ti spaventa? Nessun problema, qui su Windsorpedia trovi tutte le informazioni che ti servono spiegate in modo semplice.

Buona lettura!

Windsor
  • Prestiti personali
  • Mutui
  • Cessione del Quinto dello Stipendio

TAEG TAN TEGM

T.A.E.G. (Tasso annuale effettivo globale)
Il TAEG rappresenta lo strumento principale di trasparenza nei contratti di credito al consumo. È un indice armonizzato a livello comunitario che nelle operazioni di credito al consumo rappresenta il costo totale del credito a carico del consumatore, comprensivo degli interessi e di tutti gli altri oneri da sostenere per l’utilizzazione del credito stesso. Il TAEG è espresso in percentuale del credito concesso e su base annua. Deve essere indicato nella documentazione contrattuale e nei messaggi pubblicitari o nelle offerte comunque formulate.

T.A.N. (Tasso annuo nominale)
Il TAN indica il tasso d'interesse (ossia il prezzo), in percentuale e su base annua, richiesto da un creditore sull'erogazione di un finanziamento. A differenza del TAEG (vedi) non esprime il "costo complessivo" del finanziamento, che può essere anche molto più alto (ad esempio, per spese, oneri e commissioni accessorie). Pertanto, un prestito con TAN pari a zero potrebbe avere un TAEG ben maggiore di zero.

T.E.G.M. (Tasso effettivo globale medio)
Il Tasso effettivo globale medio indica il valore medio del tasso effettivamente applicato dal sistema bancario e finanziario a categorie omogenee di operazioni creditizie (ad esempio: aperture di credito in c/c, crediti personali, leasing, factoring, mutui, ecc.) nel secondo trimestre precedente. Ai sensi della legge, il calcolo del tasso deve tener conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate all’erogazione del credito. I tassi rilevati sono pubblicati trimestralmente in Gazzetta Ufficiale. Il tasso effettivo globale medio risultante dall’ultima rilevazione, e relativamente alla categoria di operazioni in cui il credito è compreso, determina la soglia oltre la quale gli interessi sono sempre usurari in base alla legge n. 108/96, come modificata dal d.l. 70/2011. Le banche e gli intermediari finanziari sono tenuti a pubblicizzare nei locali aperti al pubblico il TEGM.

SECCI - Standard European Consumer Credit Information

Altra denominazione del modello IEBCC, documento informativo precontrattuale, obbligatorio dal primo giugno 2011 per effetto delle nuove disposizioni di Banca d'Italia sulla trasparenza in adempimento della Direttiva Europea EU 2008/48/Ce, che il finanziatore deve fornire al consumatore prima che sia vincolato da un contratto di credito o da una proposta irrevocabile. Il documento prevede una serie standard di informazioni sul finanziamento.

Il modulo SECCI (acronimo di Standard European Consumer Credit Information) è stato introdotto dopo l'approvazione del decreto legislativo numero 141/2010, per assicurare la tutela del consumatore e la trasparenza informativa di banche e società finanziarie. Tale documento è reperibile presso tutti gli istituti bancari che concedono soluzioni di finanziamento, come: prestiti finalizzati, prestiti personali e mutui. Si richiede senza alcuna difficoltà; la banca è tenuta a fornire il documento in modo gratuito. Nel modulo SECCI ci sono tutte le informazioni che permettono al consumatore, nella maniera più trasparente possibile, di capire bene a cosa va incontro nel momento in cui stipula un contratto di prestito. Soltanto in questo modo è possibile fare una scelta consapevole, dopo aver fatto anche un confronto tra le diverse offerte presenti sul mercato.

CATTIVI PAGATORI
I cattivi pagatori sono coloro che in passato non sono riusciti a far fronte al rimborso di una o più rate di un finanziamento così come stabilito nei termini del contratto. Essi vengono segnalati al Sic o nelle banche dati delle Centrali Rischi.

La segnalazione avviene ad opera degli istituti che hanno erogato il finanziamento. Prima, però, in caso di ritardi di pagamenti, gli istituti finanziari sono tenuti ad informare il cliente dell'imminente segnalazione con 15 giorni di preavviso.

Essere presente negli elenchi dei cattivi pagatori può compromettere la concessione, e dunque l'erogazione, di prossimi finanziamenti e, in alcune circostanze più gravi, anche l'apertura di un conto corrente. Le banche, infatti, utilizzano questi database per giudicare il merito creditizio dei clienti e scongiurare eventuali pericoli di insolvenza. Questi dati sono funzionali per comprendere il livello di affidabilità dei richiedenti prestiti e mutui. In Italia operano su tale fronte la Centrale Rischi della Banca d'Italia e le centrali rischi private note come Sic, Sistemi di informazioni creditizie: Crif, Experian, Consorzio Tutela Credito e Assilea.

Come sapere se si è cattivi pagatori
Chi vuole sapere se si è stati segnalati come cattivi pagatori può inoltrare una richiesta di visura al Crif o alla Centrale Rischi della Banca d'Italia. Bisogna compilare un modulo e la risposta si riceverà in una settimana circa. La cancellazione dalla "black-list" avviene invece in modo automatico al termine della scadenza dei tempi previsti dal tipo di segnalazione. A stabilire i tempi massimi di conservazione dei dati nei data base è il Codice di deontologia e buona condotta dei Sistemi di informazioni creditizie presente sul sito del Garante della Privacy.

Attualmente, per una o due rate (mensilità) pagate in ritardo, le informazioni restano per 12 mesi dalla comunicazione della regolarizzazione, a patto che nei 12 mesi successivi i pagamenti siano regolari; i dati vengono conservati per 24 mesi dalla comunicazione di regolarizzazione nei casi di 3 o più rate (mensilità) pagate in ritardo, mentre restano per 36 mesi dalla data di estinzione prevista o dalla data in cui l'istituto di credito ha fornito l'ultimo aggiornamento nel caso di finanziamenti non rimborsati. Questi ultimi casi riguardano morosità e gravi inadempienze.

CONSOLIDAMENTO DEBITI
Il consolidamento debiti è un finanziamento che consente di sostituire i debiti in corso con un unico prestito e pertanto anche con un'unica rata, spesso di minore entità rispetto alla somma delle rate dei finanziamenti in essere.

Questa soluzione è stata studiata per far fronte al triste fenomeno del sovra indebitamento: in questo modo tutti i finanziamenti vengono raggruppati in un unico prestito con rate mensili più agevoli. Il consolidamento debiti è stato introdotto dal decreto legge numero 212/2011. Bisogna essere in possesso di specifici requisiti e garanzie perché la banca possa accettare tale tipologia di prestito.

Il prestito per consolidamento debiti viene concesso quando i finanziamenti richiesti in precedenza presentano la clausola per l'estinzione anticipata. Arrivare ad avere una rata più bassa rispetto alla somma delle precedenti è possibile quando il tasso del nuovo prestito che si sta valutando può essere più vantaggioso rispetto a quello dei prestiti da consolidare. Un'altra strada perseguibile è quella che consente di abbassare la rata, allungando la durata del finanziamento.

Con prestito di consolidamento si intende un finanziamento unico che estingue anticipatamente quelli in corso, che presentano il pagamento di diverse rate e differenti scadenze. In questo modo si diventa debitori di un unico finanziamento, caratterizzato da un suo regolare corso rateale sino alla scadenza naturale già prestabilita dal contratto.

Il prestito di consolidamento debiti non supera i 60 mila euro. Se la cifra necessaria per l’estinzione di tutti gli impegni in corso dovesse superare tale importo, è possibile valutare un mutuo di consolidamento debiti, tenendo conto di queste differenze:

  • il prestito permette di ottenere un finanziamento a tasso fisso senza la necessità di garanzie reali, con una durata che solitamente non va oltre i 10 anni. Per ottenerlo bisogna avere un reddito dimostrabile;
  • il mutuo è una soluzione che richiede una garanzia reale su un immobile come l'ipoteca, l'intervento del notaio e ulteriori costi accessori previsti dall'istituto di credito a cui ci si rivolge.

Durata del prestito
Per durata di un prestito si intende il periodo di tempo stabilito tra il creditore ed il debitore entro il quale deve essere restituito il capitale prestato, oltre a tutte le altre spese e costi previsti come gli interessi passivi e le diverse spese accessorie previste dal contratto.

La durata di un prestito può essere anche molto breve, persino di pochi mesi, o molto lunga, anche in funzione della diversa tipologia di prestito. Una carta di credito revolving, ad esempio, permette di effettuare acquisti anche di importo limitato e suddividerne poi il rimborso in vari mesi invece che a saldo in soluzione unica, mentre con un mutuo la durata del rimborso può essere estesa anche a 30 anni e a volte addirittura oltre.

Nell’ambito del credito al consumo, i prestiti personali più utilizzati propongono durate che variano da uno a dieci anni, mentre per i mutui la durata minima è solitamente di cinque anni ed arriva generalmente fino a trenta.

FIDEIUSSORE E GARANTE

Mentre il fideiussore è debitore negli stessi termini in cui lo è il debitore principale - obbligandosi per l'effetto direttamente ad adempiere -, il garante si obbliga a tenere invece indenne il creditore dalla mancata prestazione del garantito, per qualsiasi ragione essa avvenga. La fideiussione è una garanzia di carattere accessorio e di carattere personale. Carattere accessorio significa che essa è collegata ad una obbligazione principale (ad esempio, l’obbligo di rimborsare un finanziamento) e sussiste fino a che tale obbligazione resta valida. Il carattere personale della fideiussione implica che il fideiussore verrà chiamato a rispondere della garanzia prestata solo in caso di inadempienza, parziale o totale, del debitore originario (detto anche debitore principale). Il garante è un soggetto che stabilisce il proprio impegno ad adempiere ad un’obbligazione nel caso in cui il debitore originario non provveda come da contratto. Nel caso di un prestito, quindi, il garante può essere chiamato a rispondere del rimborso del debito residuo non rimborsato dal debitore e di tutti i costi e le spese collegate a tale inadempimento.

Istruttoria
L’istruttoria è la procedura amministrativa durante la quale una banca o un istituto finanziario svolgono le verifiche e le valutazioni necessarie a determinare la possibilità e le modalità con le quali concedere un finanziamento ad un richiedente.

Penale Estinzione Anticipata
L’estinzione anticipata del prestito prevede la restituzione anticipata del capitale residuo prima della scadenza naturale del contratto. Nello specifico, il debitore deve restituire all’istituto creditizio il capitale residuo e gli interessi maturati fino a quel momento.

Oltre al capitale residuo e agli interessi maturati, l’intestatario del prestito potrebbe doversi far carico anche della restituzione dei mancati interessi sulle rate tramite il pagamento di una penale. Detto altrimenti, questo significa che l’estinzione anticipata, in alcuni casi, prevede il pagamento di una mora proprio in virtù del fatto che il finanziamento si conclude prima dei termini fissati nel contratto e concordati con la banca.

Nello specifico, si tratta di una clausola che è stata introdotta a partire dal 1° giugno 2013 con la riforma del credito al consumo e che ha per l’appunto fissato nuove regole anche in materia di rimborso anticipato del prestito. In particolare l’indennizzo previsto corrisponde:

  • all’1 % dell’importo rimborsato in anticipo, se la vita residua del contratto è superiore a un anno;
  • allo 0,5 % dell’importo rimborsato in anticipo se la vita residua del contratto è pari o inferiore a un anno.

Per contro, l’indennizzo non è dovuto se:

  • l’importo rimborsato anticipatamente corrisponde all’intero debito residuo;
  • l’importo rimborsato in anticipo è pari o inferiore a 10.000 euro;
  • il rimborso è stato effettuato in esecuzione di un contratto con un’assicurazione a garanzia del credito.

Piano di ammortamento
Il piano di ammortamento con metodo francese (o "progressivo") di un prestito o mutuo prevede che le rate siano posticipate e che l'importo erogato venga restituito con gli interessi in rate costanti, ovvero di uguale importo. Ciascuna rata è comprensiva di parte del capitale (quota capitale) e degli interessi (quota interessi), calcolati sul capitale residuo non ancora restituito (debito residuo). Nel metodo "alla francese" la quota di interessi è più alta all'inizio e si riduce durante l'ammortamento, mentre la quota di capitale è più bassa all'inizio e cresce in maniera progressiva.

Il Piano di ammortamento con metodo Italiano con rata variabile è più semplice da calcolare e prevede una quota capitale costante e una quota interessi variabile e decrescente nel tempo, calcolata sull'ultimo debito residuo.

Quota capitale
La quota capitale è la porzione della rata periodica di rimborso di un finanziamento che rappresenta la parte del capitale iniziale preso a prestito, che viene restituito dal debitore con quella stessa rata.

La restante parte della rata viene detta quota interessi e costituisce il pagamento di una parte degli interessi totali che matureranno sul finanziamento.

Quota interessi
La quota interessi è la parte della rata periodica di rimborso di un finanziamento con la quale si paga una parte degli interessi totali maturati sul capitale preso a prestito.

La restante parte della rata, detta quota capitale, rappresenta la porzione del capitale iniziale ottenuto in prestito, che viene restituito dal debitore con quella stessa rata.

Usura
L’usura costituisce un vero e proprio reato, previsto dal Codice Penale, che si verifica quando viene concesso un credito, un prestito o un finanziamento che impone tassi di interesse o altri costi eccessivi, superiori rispetto ai limiti fissati dalla legge.

Tali limiti sono fissati periodicamente dalla Banca d’Italia, che pubblica con cadenza trimestrale il livello del TEGM (Tasso Effettivo Globale Medio), ovvero il livello di TEG medio applicato alle diverse categorie delle operazioni di finanziamento.

Per calcolare le soglie dei tassi di interesse oltre le quali scatta il reato di usura, il TEGM viene maggiorato del 25% e si aggiungono poi ulteriori 4 punti percentuali. Le soglie così definite restano valide per tutto il trimestre di riferimento. I periodi di applicazione sono:

  • Gennaio - Marzo
  • Aprile - Giugno
  • Luglio - Settembre
  • Ottobre - Dicembre

L’usura è disciplinata dalla Legge n. 108/1996, la quale stabilisce la nullità di tutte le clausole che prevedono tassi di interesse usurai e l’obbligo di restituzione di quanto ottenuto illegalmente a capo di chi ha applicato il tasso di interesse usuraio.

Casi tipici in cui si possono registrare dei tassi di interesse usurai sono quelli di un contratto di finanziamento, anche già a rimborso avviato, o di anatocismo, ovvero la maturazione di ulteriori interessi passivi su altri interessi già dovuti. Nel primo caso, il cliente avrà diritto ad ottenere il rimborso di tutti gli interessi fino a quel momento versati. Nel caso dell’anatocismo, se il calcolo di un nuovo interesse su una somma che comprendeva però già altri interessi risulta superare i limiti fissati dalla legge, il cliente avrà diritto a richiedere il rimborso di quanto ha pagato in eccesso rispetto al costo che avrebbe sostenuto se fosse stato applicato il tasso limite.

Il cliente che si accorge che i tassi applicati al prestito che ha ottenuto sono usurai, deve per prima cosa fare un reclamo alla banca che gliel’ha concesso, ma se questa non modifica il tasso di interesse e non gli rimborsa gli interessi che ha fino a quel momento pagato, deve rivolgersi all’Arbitro bancario e finanziario. Nel caso in cui anche quest’ultimo gli neghi il rimborso degli interessi già versati, potrà rivolgersi all’Autorità Giudiziaria. Il cliente può però eseguire queste azioni entro 10 anni dal momento in cui gli è stato concesso il prestito, termine oltre il quale decade per prescrizione il suo diritto ad ottenere il rimborso.

Mutuo tasso fisso

Il “mutuo a tasso fisso” rappresenta la forma più semplice di finanziamento che un istituto bancario possa concedere. È la tipologia di finanziamento che offre maggiore certezze di stabilità nel tempo, in quanto il tasso di interesse, stabilito al momento della stipula, non cambia per tutta la durata del mutuo.

Il mutuo a tasso fisso è dunque una soluzione ideale per un mutuatario che non intende correre rischi, ma che, al contrario, vuole pianificare ed essere certo dell'importo delle rate da pagare.

Il "tasso fisso" costituisce un criterio di calcolo degli interessi che non va confuso con l'ammontare delle rate che caratterizzeranno la restituzione del finanziamento. Queste potranno infatti seguire un andamento costante, come avviene nella maggioranza dei casi in cui si sottoscrive un mutuo a tasso fisso con ammortamento alla francese, o seguire un andamento differente ma pur sempre caratterizzato da rate la cui quota interessi è calcolata al tasso fisso definito tra le parti.

Mutuo tasso variabile

Il “mutuo a tasso variabile” prende il nome dal fatto che il tasso di interesse che lo caratterizza varia per tutta la durata del piano di ammortamento. A differenza del mutuo a tasso fisso, il tasso di interesse, anch’esso stabilito al momento della stipula, non è bloccato ma rilevato rata per rata ed applicato al calcolo degli interessi.

Il "tasso variabile" costituisce un criterio di calcolo degli interessi che non va confuso con l'ammontare delle rate che caratterizzeranno la restituzione del finanziamento. Queste potranno infatti seguire un andamento costante, come avviene nel caso in cui si sottoscrive un mutuo a tasso variabile e rata costante, o seguire un andamento variabile in cui la variabilità della quota interessi determina oscillazioni in aumento o in diminuzione dell’importo della singola rata.

Gli istituti bancari, per definire il tasso di interesse variabile, si basano su uno dei due parametri seguenti:

  • EURIBOR: tasso interbancario che misura il costo del denaro per gli istituti bancari europei in occasione della cessione di depositi. Gli istituti bancari sommano al parametro Euribor uno spread (% fissa definita dalla banca); la somma delle due componenti determina il tasso applicato al mutuo. Esistono differenti tipologie di Euribor (es: Euribor 1 mese, Euribor, 3 mesi, …), le banche scelgono l’Euribor da associare al mutuo e indicano nel contratto di mutuo la tipologia scelta e i criteri di calcolo utili a determinare, rata per rata, l’ammontare degli interessi.
  • BCE: tasso al quale le banche pagano il denaro che chiedono in prestito alla Banca Centrale Europea per esigenze di liquidità. Il tasso BCE subisce variazioni periodiche dovute a scelte di politica monetaria, ciò lo rende variabile per natura, nonostante la variabilità non sia continua, ma caratterizzata da periodi più o meno lunghi di stabilità.
    La banca stabilisce contrattualmente quale dei due parametri utilizzare in modo da definire il tasso applicato al mutuo (Euribor + spread, BCE + spread). Questo varierà continuamente secondo la variabilità del parametro cui è “indicizzato” e troverà applicazione al momento del calcolo degli interessi di ogni rata.

Mutuo tasso misto

Il mutuo a tasso misto è una tipologia di mutuo in cui è prevista la possibilità, per il mutuatario, di cambiare una o più volte nel corso del contratto, e a scadenze prestabilite, la modalità di calcolo degli interessi (da tasso fisso a variabile e viceversa).

Il mutuo a tasso misto con opzione è sinonimo di “mutuo misto o mutuo cocktail”, proprio per la flessibilità legata alla scelta del tasso di interesse durante il periodo di ammortamento.

Il mutuo a tasso misto si differenzia da:

  • mutuo a tasso fisso, che è la formula in cui l'ammontare degli interessi viene determinata all'inizio e non varia più per tutta la durata del prestito;
  • mutuo a tasso variabile, che è la formula in cui l'ammontare degli interessi dipende dall'andamento di un indice di riferimento legato al costo del denaro. Se i tassi sono in salita, la rata aumenta; se sono in discesa, anche le rate si alleggeriscono.

Mutuo tasso variabile con Cap

È un mutuo a tasso variabile che consente di stabilire anticipatamente quale sarà il tetto massimo che si pagherà nel corso del finanziamento, in modo da scongiurare un aumento vertiginoso delle rate.

Il mutuo a tasso variabile con Cap, detto anche "mutuo con tetto", permette al mutuatario di fissare in anticipo il valore massimo legato al tasso di interesse del mutuo. Si tratta di un'opzione volta a tutelare il soggetto richiedente da possibili aumenti.

Opzione

L'opzione Cap entra in gioco se i tassi di interesse oltrepassano il limite prestabilito. Il tasso variabile - si sa - ha come prerogativa quella di cambiare, a cadenze definite, secondo l'andamento di uno o più parametri previsti nel contratto del mutuo. Nei mutui a tasso variabile, il tasso di interesse principale è l'Euribor, ma anche il tasso Bce può modificare le quotazioni.

La presenza dell'opzione Cap fa in modo che il rialzo del tasso, su cui vengono calcolati gli interessi, venga bloccato entro i limiti definiti. Il mutuo a tasso variabile con Cap garantisce, dunque, che il mutuatario non andrà mai a pagare una rata superiore a quella del tetto predeterminato.

Mutuo tasso variabile rata costante

È un finanziamento a tasso variabile dove l'importo delle rate mensili resta invariato per tutta la durata del mutuo. A subire variazioni è la durata del rimborso in base alle oscillazioni di mercato. Le fluttuazioni dei tassi di interesse possono allungare la scadenza del mutuo.

Il mutuo variabile a rata costante rappresenta la soluzione ideale per il mutuatario che intende pagare sempre lo stesso importo mensile per rimborsare il suo debito. Se i tassi di interesse salgono, la rata resta costante, ma la durata del finanziamento si allunga; se invece i tassi di interesse scendono, la durata del mutuo diminuisce. Il rischio maggiore è che le fluttuazioni del mercato possano allungare di molto la scadenza del finanziamento, facendo aumentare anche il ricarico sugli interessi.

Perizia

La Perizia mutuo è lo strumento con il quale la banca riesce a determinare in modo preciso il valore dell’immobile che si vuole acquistare.

La procedura prevede la nomina di un perito, vale a dire di un professionista di fiducia dell'istituto di credito. Questo ha il compito di visionare l’immobile e di stabilirne il valore sulla base di una valutazione imparziale ed oggettiva, basata su precisi criteri prestabiliti. La perizia mutuo è quindi l’insieme delle analisi riguardanti le caratteristiche dell’immobile effettuate da una figura tecnica e imparziale.

PIANO DI AMMORTAMENTO

Il piano di ammortamento è il prospetto in cui sono indicate le modalità e gli importi da versare per giungere al rimborso del finanziamento.

Le rate di un mutuo sono costituite da una quota capitale e una quota di interesse.

La quota capitale si ottiene dal frazionamento della quantità di denaro chiesta per ottenere il mutuo; la quota di interesse, invece, si ottiene distribuendo il tasso di interesse che si applica al mutuo richiesto per l’intero periodo pattuito al momento della stipula del contratto.

È possibile scegliere tra due tipologie di calcolo del piano di ammortamento, anche se in entrambi i casi gli interessi non vengono mai pagati in un’unica soluzione, ma distribuiti nel corso dei mesi stabiliti dal contratto, pur con modalità diverse:

  • piano di ammortamento detto “francese” con rate costanti. Si tratta del metodo più utilizzato dagli istituti bancari e finanziari: consiste nel calcolare rate tutte uguali, con una quota capitale che parte bassa e che aumenta nel tempo e interessi inizialmente alti che diminuiscono nel corso del tempo.
  • piano di ammortamento detto “italiano” con capitale costante, ma con rate che non sono tutte uguali. Il loro importo diminuisce nel tempo in virtù del fatto che il capitale residuo decresce ad ogni rata e con esso anche l'ammontare degli interessi.

Portabilità del mutuo

La portabilità del mutuo consiste nella possibilità, per chi ha in corso un mutuo, di trasferirlo ad un’altra banca che gli offre le migliori condizioni presenti sul mercato e, allo stesso tempo, che gli garantisce la stessa ipoteca iscritta a garanzia del vecchio mutuo.

Per agevolare chi fa un mutuo, la procedura di portabilità è stata semplificata dalla legge 40/2007, nota come legge Bersani bis. Successive agevolazioni sono state introdotte delle integrazioni con la legge Finanziaria per il 2008, in cui nei commi 450 e 451 si precisa che il mutuo viene trasferito alle condizioni stipulate tra il cliente e la banca subentrante, con l'esclusione di penali o altri oneri di qualsiasi natura. Ciò risulta vantaggioso per il cliente, poiché l'operazione presenta costi ridotti o nulli.

Surroga del mutuo

È un contratto che consente di trasferire gratuitamente il mutuo dalla banca originaria presso un altro istituto di credito a condizioni contrattuali più vantaggiose.

La surroga del mutuo, nota anche con il nome di portabilità del mutuo, è stata introdotta nel 2007 con la legge Bersani. Il finanziamento acceso in precedenza non viene estinto, ma viene data l'opportunità di poter modificare alcune condizioni, quali: la durata del mutuo, l'importo della rata, i tassi di interesse e lo spread. Il tutto a costo zero.

Rogito Notarile

Il rogito notarile (o atto notarile) è l’atto definitivo della compravendita ed è il più diffuso e importante tra gli atti pubblici, nonché l’unico che certifica il passaggio di proprietà dell’immobile da un soggetto all’altro.

Relazione notarile preliminare

La relazione preliminare notarile (o RNP) viene richiesta quando si vuole ipotecare una casa per la stipula di un un contratto di mutuo ipotecario. Per fare ciò è obbligatoria la presenza di un notaio, che è il soggetto abilitato a predisporre i titoli che la legge prevede per l’iscrizione dell’ipoteca. Si tratta, dunque, di una serie di attività di accertamento preventivo. Successivamente il notaio procederà con la relazione definitiva.

Valore catastale

Il valore catastale, detto anche valore fiscale, è la base di calcolo attraverso la quale si possono estrapolare i valori certi di alcune imposte, quali per esempio:

  • le imposte di successione;
  • le imposte di donazione;
  • le imposte di registro, ipotecarie e catastali (ma solo nel caso di immobili, e relative pertinenze, acquistati a solo uso abitativo).

In base al valore catastale di un immobile, si può poi applicare la cosiddetta valutazione automatica. Con questo termine si indica il meccanismo che non permette all'Ufficio del Registro di poter accertare, attraverso speciali verifiche, il valore degli immobili che sono iscritti presso il Catasto, qualora gli stessi abbiano attribuzione di rendita, quando questo valore non sia inferiore al reddito che risulta dai registri.

Formula di calcolo del valore catastale

Per ottenere il valore catastale, si deve utilizzare la formula seguente: la rendita catastale - che si trova sulla visura catastale - deve essere rivalutata del 5% per un coefficiente stabilito dalla Legge. Ecco la lista dei coefficienti di calcolo:

  • 110 per l’abitazione principale;
  • 120 per i fabbricati appartenenti al gruppo A e C (con esclusione di A/10 e C/1);
  • 140 per i fabbricati delle categorie B;
  • 60 per i fabbricati delle categorie A/10 e D;
  • 40,80 per i fabbricati delle categorie C/1 ed E;
  • 90 per i terreni non edificabili (agricoli).

I dati necessari al calcolo sono i seguenti:

  • la categoria catastale di appartenenza;
  • la rendita catastale non rivalutata (dato che si evince dall'ultima dichiarazione dei redditi o presso l'ufficio del catasto).

È anche importante ricordare come la rendita catastale cambi in virtù del fatto che sia calcolata sulla prima casa - o casa principale - o sulla seconda casa. A seconda della specificità dell'immobile, infatti, il calcolo otterrà un valore diverso.

Cessione del Quinto dello Stipendio

La cessione del quinto dello stipendio è un particolare tipo di prestito personale, destinato a lavoratori dipendenti e pensionati.

Questo tipo di finanziamento prevede l’obbligo di un’assicurazione per garantire il pagamento del debito residuo in caso di perdita del lavoro o di decesso del titolare. Chi richiede la cessione del quinto ha tutte le tutele e i diritti previsti dal credito ai consumatori, qualunque sia l’importo del finanziamento.

La cessione del quinto è un finanziamento semplice da richiedere e da ottenere. Il pagamento delle rate è assicurato perché vi è una trattenuta dallo stipendio che riduce il rischio di insolvenza.

Rispetto ad un classico prestito personale, la cessione del quinto ha una maggiore probabilità di approvazione da parte delle banche. Grazie ai suoi requisiti minimi, è infatti un tipo di finanziamento più accessibile per il richiedente.

Certificato di stipendio

Il certificato di stipendio è un documento rilasciato dal proprio datore di lavoro che attesta la sussistenza di un rapporto dipendente e che riporta la data di assunzione, gli anni di anzianità lavorativa, la retribuzione lorda e netta (annua e mensile), il TFR cumulato e le eventuali trattenute sullo stipendio per il pagamento di altri finanziamenti.

Esso contiene anche informazioni dettagliate relative all'azienda in cui si lavora:

  • numero di dipendenti;
  • ragione sociale;
  • partita Iva;
  • sede legale;
  • capitale sociale.

Si tratta di un documento molto importante per gli istituti bancari e finanziari, perché permette di accertare in tempi molto veloci la fattibilità dell'operazione di prestito. Mediante tale certificato, infatti, si può verificare la presenza di altri impegni finanziari e al contempo conoscere il tipo di azienda in cui lavora il dipendente, l'anzianità di servizio ed eventuali provvedimenti a carico del lavoratore.

Il certificato di stipendio è utile specialmente quando si fa richiesta di un prestito con cessione del quinto dello stipendio. Con il documento viene appurato l'importo massimo della rata mensile, che non dovrà andare oltre un quinto del netto in busta paga. Si tratta di un mezzo importante per avviare la pratica della Cessione del Quinto, che, a differenza di altre forme di prestiti, non necessita di ipoteche e garanti.

Per ottenere una copia del certificato di stipendio bisogna presentare una domanda al datore di lavoro o anche al responsabile delle Risorse umane. Viene rilasciato dopo qualche giorno in duplice copia dall'azienda. Il documento avrà una validità di tre mesi a partire dalla data del suo rilascio. Per la richiesta di un finanziamento, oltre al certificato di stipendio, vanno naturalmente presentati altri documenti, quali: un documento di identità in corso di validità, il codice fiscale e l'ultima busta paga. Se si è pensionati, al posto del certificato di stipendio occorre una dichiarazione di quota cedibile che viene, invece, rilasciata dall'ente previdenziale di appartenenza.

Delega di pagamento

La delega di pagamento, regolamentata dall'articolo 1269 del Codice Civile, permette di sostituire il debitore originario con un soggetto terzo. Il debitore chiede ad un delegato di estinguere al suo posto un debito nei confronti di un creditore. Si tratta di una tipologia di prestito concessa ai lavoratori dipendenti di amministrazioni pubbliche e private, i quali possono sanare un debito mediante delle trattenute mensili sulla busta paga.

Sul fronte del mercato creditizio, si parla di delega di pagamento per indicare una forma di finanziamento che consente a chi è già titolare di una cessione del quinto dello stipendio di aumentare l'importo del prestito di un altro quinto. Il prestito con delega di pagamento è noto, infatti, anche come "doppio quinto".

La rata di cessione del quinto e quella del prestito con delega non possono andare, complessivamente, oltre i due quinti dello stipendio. Questa soluzione finanziaria presenta una tassa fissa e costante per tutta la durata del prestito. L'importo della rata non cambia al variare dei tassi.

Con la delega di pagamento il lavoratore richiedente dà il mandato al proprio datore di lavoro di trattenere ogni mese la rata da corrispondere all'istituto di credito. Il datore di lavoro non è tenuto ad accettare l'incarico di pagamento. Il richiedente non ha l'obbligo di giustificare la richiesta di finanziamento, né dovrà presentare un documento relativo alle spese. Non sono previste altre garanzie perché è il datore di lavoro che assicura il pagamento delle rate.

La durata di questo finanziamento non può superare i dieci anni. Nel caso di rapporti di lavoro a tempo determinato, non potrà andare oltre la durata del contratto stesso. Così come nei casi di cessione del quinto, anche in questa circostanza il cliente è tenuto a stipulare un'assicurazione sulla vita e una polizza per coprire il rischio di perdita di lavoro.

Il finanziamento può essere concesso anche a coloro che in passato hanno avuto problemi di credito. Sono esclusi da questa forma di finanziamento i pensionati. Le uniche due trattenute sulla pensione possono essere relative ad una cessione del quinto della pensione in corso e ad un pignoramento.

NOTIFICA

La Notifica è un inoltro all'Amministrazione, o presso l'Ente Previdenziale, di una copia del contratto della Cessione del Quinto sottoscritta dal cliente. A questo sarà allegato l'Atto di Benestare. Questa procedura avviene principalmente tramite PEC (Posta Elettronica Certificata).

ATTO DI BENESTARE

Una volta ottenuta la documentazione necessaria al caricamento della pratica, i contratti vengono stampati in un tempo molto breve, da 1 a 3 giorni. Dopo la firma del cliente, tale contratto firmato viene notificato all’Ente o all’Azienda. Di solito la notifica avviene con raccomandata e da quel momento si resta in attesa del Benestare, ovvero l’Atto conclusivo della Cessione del Quinto in cui L’ente o l’Azienda assume l’obbligo di effettuare le trattenute. Il rilascio del Benestare è anch’esso effettuato in un tempo variabile, che va da 1 ad alcuni giorni.