
I dati raccolti negli ultimi anni hanno tracciato un disegno piuttosto dettagliato dell’andamento del mercato immobiliare, tenendo in particolar modo da conto le finalità, i tassi e il reddito dei richiedenti. Cosa è emerso dalle analisi effettuate? Tra i mutui più richiesti dagli italiani, abbiamo quelli legati alla prima casa, seguiti subito dopo dai mutui green, molto in voga tra i giovani.
Quello dei mutui prima casa è un trend che si è consolidato anche nel mese di marzo: dall’ultimo trimestre 2021 rappresentano infatti più del 71% delle richieste, mostrando una continua risalita rispetto al terzo trimestre 2019, quando avevano toccato il loro minimo dal 2017 (31,7%).
Questo incremento di interesse è stato influenzato da 3 fattori:
- la defiscalizzazione e i sostegni agli Under 36 del Decreto Sostegni Bis, che supporterà i giovani nell’acquisto della prima casa fino a dicembre 2022;
- il calo delle surroghe;
- la pandemia, che, dopo il lockdown, ha portato milioni di persone a riscoprire il valore del mattone, spingendole a desiderare un luogo sicuro e confortevole.
In merito a quest’ultimo punto, l’effetto dell’emergenza sanitaria si è concretizzato nel mercato dei mutui con un netto aumento degli importi richiesti, che, oggi, sono pari a 141.771€, rispetto ai 132.245€ del periodo pre-pandemia.
Mutui prima casa Under 36: crescita nel primo trimestre
Gli Under 36 dominano ancora il mercato: da questa fascia, infatti, proviene 1 richiesta di mutuo su 2. E non solo: i mutui con LTV (Loan To Value) sopra l’80% sono ai massimi storici (13,4%), arrivando a un +53% rispetto al 2020.
Nel trimestre in corso, 9 mutui su 10 richiesti dai più giovani sono finalizzati all’acquisto di una prima casa: il 72% è per mutui Consap, il 62,5% ha una durata superiore a 25 anni e più di 1 richiesta su 2 ha LTV sopra l’80%.
Infine, anche gli importi medi richiesti in questo trimestre stanno registrando un massimo storico: 146.448€.
Durate mutui più lunghe nel periodo post-Covid
La durata media delle richieste di mutuo è aumentata di 3 anni rispetto al 1° trimestre del 2020, passando quindi da 21 a 24 anni. Le durate sopra i 26 anni, invece, sono passate dal 25,5% del primo trimestre 2020 al 42,1%, grazie alla convenienza dell’Eurirs sulle lunghe durate: dal 2019, il valore dell’Eurirs a 30 anni è più basso di quello a 20 anni.
Mutui prima casa Green: interesse in crescita e tassi convenienti
Nell’ultimo anno, calcolato dal 1° trimestre 2021 al 1° trimestre 2022, è emerso un maggiore interesse nei confronti dei cosiddetti mutui green, come dimostra la crescita di quasi il 300% delle richieste di “mutui sostenibili”.
I mutui verdi, un tempo mercato di nicchia, oggi vengono tenuti sempre di più in considerazione, complici anche gli incentivi e le misure del Governo mirate a rendere più efficiente il settore energetico e a ridurre gli impatti ambientali.
I tassi più vantaggiosi rispetto a quelli dei mutui tradizionali hanno reso questo segmento molto florido negli ultimi tempi: il tasso fisso medio di un mutuo green (media 20 e 30 anni) si è attestato a febbraio 2022 sull’1,29% rispetto a 1,58% del tasso fisso tradizionale, mentre quello variabile ha toccato lo 0,58%, a differenza dello 0,77% di quello tradizionale.
Si registrano anche importi medi molto più alti rispetto ai mutui più “classici”, circa 45mila euro in più: nell’ultima rilevazione, le richieste si attestano sui 187.128 €.
Sono soprattutto i giovani a mostrarsi sensibili e attenti all’ambiente: infatti, il 42,7% delle richieste proviene proprio dagli Under 36.
Più di 1 richiedente su 5 ha, inoltre, un reddito superiore ai 2.500€ al mese, una situazione reddituale migliore rispetto a quella di chi richiede, di solito, il mutuo tradizionale.
Mutui prima casa a tasso fisso: lieve rialzo anche a febbraio
La risalita dell’Eurirs, il tasso di riferimento che indica il tasso di interesse medio per gli istituti di credito, continua anche in questo 2022: l’IRS a 10 anni passa dallo 0,39% di gennaio allo 0,78% di febbraio, mentre quelli a 20 e a 30 anni passano rispettivamente da 0,60% a 0,87% e da 0,52% a 0,75%.
Si registrano, inoltre, anche ripercussioni sui TAN medi, che tornano ai livelli del 2019, passando dall’1,25% di gennaio (media 20 e 30 anni) all’1,56% dell’ultima rilevazione.
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